Modeste riflessioni guardando
'C'è ancora domani'
Con profonda gratitudine per l'ispirazione che questo film ha suscitato in me, ho scritto queste modesti riflessioni con la speranza che possano raggiungere la vostra attenzione e condividere un piccolo assaggio del profondo impatto che ha avuto su di me.
Appena ho visto il titolo del film "C'è ancora
domani", una scintilla di ricordi ha richiamato alla mente la familiare
frase: "Domani è un altro giorno". In quel momento, tuttavia, ho
lasciato che il pensiero svanisse, senza dare troppa importanza a quell'attimo
di connessione.
Dopo aver guardato con massima attenzione e gran desiderio il film, le mie emozioni sono diventate intense. Le scene in bianco e nero mi hanno evocato l’eco del passato e non solo. C'era altro, qualcosa di più profondo. Ogni contrasto tra le sfumature del grigio evocava un senso di distanza, di freddezza, una sensazione di rifiuto. Proprio questo è ciò che il film in bianco e nero ha inteso suscitare, per respingere le situazioni negative e creare un impatto emotivo più forte.
Eppure, nonostante questa fredda barriera, mi sono lasciata
trascinare nel vortice delle vicende. Ho seguito con occhi incollati lo
svolgersi delle riflessioni della protagonista, cercando di entrare nella sua
mente, di comprendere il suo mondo. E anche quando la figlia, con occhi duri e
giudicanti, scrutava la madre, ho trovato in me la forza di abbracciare la sua
giovane prospettiva.
Le scene di violenza domestica sono sempre difficili da
guardare. Gli alternarsi tra gli scatti di danza e quelli della violenza sono
estremamente significativi nel film. Quella scena del film ha colto l'essenza
della sua lotta interiore e della sua ricerca di libertà. Quell’istante di vita
si trasforma in un’epoca eterna. Solo una mente italiana avrebbe potuto
dipingere questa tela di contrasti con fluidità, lasciando intravedere le
tracce del male ma nutrendo la fiamma della speranza nel bene. E sapere che
questa visione proviene da una regista donna ha reso quel pensiero ancora più
potente, più profondo nel suo significato.
Le scelte della protagonista, i suoi gesti, le sue parole,
ogni dettaglio ha tessuto la trama della mia riflessione. Eppure, nonostante i
miei sforzi, non sono riuscita a prevedere il suo ultimo passo. Questa sorpresa
mi ha fatto toccare la magia della regia, che con maestria ha tenuto viva la
tensione fino all'ultimo istante, lasciando spazio alla mia immaginazione, alla
mia interpretazione. E anche se non ho trovato una risposta definitiva, sono
grata di non essermi accontentata delle soluzioni banali. La soluzione stava lì
però, nel dominio della funzione narrazione.
In conclusione, questo film è stato per me molto più di una
semplice visione. È stato un viaggio nel mio essere spettatrice. Mi ha
insegnato che seguendo le indicazioni fornite, devo avere il coraggio di
forgiare il mio giudizio, di esplorare le sfumature della mia mente, cercare la
soluzione nel dominio. Il film ha sottolineato l'importanza di essere critici,
di non fermarsi alla superficie delle cose. E ho trovato profondamente toccante
il rispetto mostrato nei confronti dello spettatore da parte della regista, un
gesto che mi ha accompagnato lungo un sentiero di profonde riflessioni.
Besa Nuhi
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