venerdì 31 maggio 2024

  https://concorsolinguamadre.it/articolo-racconto-besa-nuhi/ 


Nel cuore di un’aula di matematica, dove le cifre danzano sulle lavagne e i concetti si intrecciano come fili di un tessuto  complesso, nasce un dialogo tra il reale e l’immaginario. La storia, intitolata Intersezione tra reale e immaginario, si dipana dai pensieri degli studenti e della docente, offrendo un’affascinante esplorazione del connubio tra la matematica e la vita umana.

Nel corso della lezione di educazione civica in matematica, le giovani menti si immergono nell’affascinante mondo dell’intersezione tra l’insieme dei numeri reali e quello dei numeri immaginari. Ciò che emerge, tuttavia, va ben oltre i freddi numeri su un foglio di carta. In modo sorprendente, la riflessione di questi studenti trasforma un fenomeno matematico in una profonda metafora per la comprensione umana e sociale.

I ragazzi esprimono la loro visione con eloquenza, sottolineando come l’intersezione tra reale e immaginario rifletta il modo in cui le persone navigano attraverso la complessità della vita quotidiana. La matematica viene descritta come una lingua madre universale, un ponte tra il concreto e l’astratto, il tangibile e l’effimero. La capacità di descrivere concetti complessi attraverso il linguaggio matematico diventa un’essenza fondamentale, una lingua madre che supera le barriere concettuali.

Il racconto Intersezione tra reale e immaginario prende spunto proprio da questa vicenda didattica ed è stato selezionato per l’edizione 2023 del Concorso nazionale Lingua Madre. Il poster affisso nell’aula di matematica diventa un simbolo tangibile di questa connessione tra il mondo matematico e quello umano. Gli studenti, fieri di vedere il loro pensiero immortalato su carta, posano davanti al poster, dimostrando come la matematica possa diventare il punto di incontro tra la mente e il cuore.

Scrivere l’articolo diventa un ulteriore passo nella celebrazione di questa fusione tra il reale e l’immaginario, una riflessione sulla potenza della matematica nel rendere tangibili gli intangibili e nel dare voce ai concetti astratti che altrimenti potrebbero sfuggire alla comprensione umana.

In conclusione, Intersezione tra reale e immaginario si rivela non solo un racconto matematico, ma un viaggio emozionante attraverso il potere trasformativo della matematica come lingua madre universale. Nell’aula di matematica, il poster continua a ispirare studenti e insegnanti, ricordando loro che la matematica va oltre l’astratto e può essere un ponte verso la comprensione più profonda di noi stessi e del mondo che ci circonda.

Il racconto di Besa Nuhi è ora pubblicato nell’ultima antologia Lingua Madre Duemilaventitré. Racconti di donne non più straniere in Italia (Edizioni SEB27) insieme alle altre narrazioni selezionate del XVIII Concorso Lingua Madre.




venerdì 24 maggio 2024

 "Il Cacciatore di Aquiloni": Alla Ricerca del Vero Significato


Il titolo di un film, un romanzo o altro in genere cerca di dare un’idea del contenuto. A volte è diretto e dice esattamente quello che rappresenta senza metafore. Personalmente, però, preferisco i titoli che ti fanno riflettere anche dopo aver visto il film o letto il romanzo.

Ad esempio, il film "Il cacciatore di aquiloni" ha un titolo che, anche prima di guardarlo, ti induce a pensare in modo metaforico. L’aquilone, volando nel cielo, diventa un simbolo di libertà. Cacciarlo, spezzando il filo, lo fa cadere, distruggendo quella libertà. La caccia agli aquiloni potrebbe rappresentare la caccia al bene o alla libertà piuttosto che al male.

Questi tipi di titoli rendono l'opera più coinvolgente e aperta a diverse interpretazioni da parte del pubblico.

Ecco, mi ritrovo avvolta nell'intricata trama del film "Il Cacciatore di Aquiloni", una narrazione che si dipana attraverso le vite intrecciate dei suoi protagonisti. Tuttavia, è sempre il titolo stesso a catturare la mia attenzione come un aquilone sorpreso dal vento. Un enigma che si intreccia nei miei pensieri come i fili che compongono lo spago. "Chi è il vero cacciatore di aquiloni in questa storia?" mi interrogo, cercando di scoprire il profondo significato che si cela dietro questa domanda. Parlo con amiche e amici che espongono ciascuno la propria idea e che, nel momento in cui la pronunciano, sembrano ripensarci. Chiediti un attimo anche tu che stai leggendo: chi è il vero cacciatore di aquiloni?

Ognuno dei personaggi è un cacciatore. La voce nella mia mente risuona con diverse sfumature, come se le domande fossero rivolte a un dialogo interiore:

Potrebbe Hassan essere il vero cacciatore di aquiloni? Certamente, molti dei miei amici hanno espresso questa opinione. L'infanzia di Hassan è permeata dalla pratica di volo degli aquiloni. La sua abilità nell'arte di cacciare gli aquiloni è innegabile. I colorati velivoli danzano tra le sue abili mani, mentre lui stesso sembra fondersi col vento. Tagliare le corde e farli cadere a terra è un atto di maestria. Ma c'è di più dietro questa abilità, un simbolo di purezza e innocenza che va oltre il semplice atto fisico di cacciare gli aquiloni. Nonostante ciò, una riflessione mi tormenta: può un film prendere il titolo da un personaggio che non è il protagonista principale, e che muore a metà della storia? Se il film fosse stato realizzato in due parti, Hassan non sarebbe apparso nella seconda. Tuttavia, nonostante l'importanza di Hassan, il titolo sembra andare oltre la figura di un singolo personaggio e oltre l’innocenza e purezza che lo caratterizzano. Sarebbe possibile che il titolo "Il Cacciatore di Aquiloni" abbracci qualcosa di più ampio, qualcosa più coinvolgente che forse forse la caccia agli aquiloni la consideri un’abitudine che nella vita, caccia proprio gli strumenti che impediscono la libertà coinvolgendo altri temi e personaggi chiave nella storia.

E Amir, potrebbe essere lui il vero cacciatore di aquiloni? Assolutamente, così ha affermato una collega. Amir partecipa alla competizione di caccia agli aquiloni, ma il suo ruolo va oltre. La sua caccia si estende a un livello più profondo. L'atto di cacciare gli aquiloni diventa un simbolo di forza, coraggio e libertà interiore per Amir, che cerca di redimersi e trovare pace per i suoi peccati passati. È un cacciatore di sé stesso, inseguendo il senso di riscatto attraverso gli intricati percorsi della sua storia personale. Inizia cacciando fisicamente gli aquiloni, ma il suo viaggio lo conduce a cacciare e distruggere relazioni, specialmente quella con Hassan. Non è riuscito a proteggerlo in momenti di pericolo e successivamente ha tradito la loro amicizia.

Dopo anni di colpa per aver abbandonato Hassan, Amir diventa un "cacciatore" di redenzione. Decide di ritornare in Afghanistan per affrontare il passato e cercare di riscattare le sue azioni. Nel suo viaggio, cerca la verità sulla sua famiglia e sulla sua storia. È una caccia per scoprire la sua vera identità e il significato del suo passato. Inoltre, Amir cerca costantemente l'approvazione e l'amore di suo padre, Baba. La ricerca di quell'affetto lo spinge a cercare di vincere la competizione degli aquiloni, sperando di guadagnare l'amore paterno. In definitiva, "il vero cacciatore di aquiloni" è Amir stesso. Il titolo del romanzo riflette non solo l'atto fisico di cacciare gli aquiloni, ma anche i molteplici modi in cui Amir caccia e affronta le sfide personali, i sensi di colpa e la ricerca di redenzione. Tuttavia, mentre esploro la prospettiva di Amir come possibile cacciatore di aquiloni, una voce profonda dentro di me solleva un'interessante considerazione. "Sì, mi piace attribuire il ruolo di 'cacciatore' ad Amir," riflettevo, "però il film non porta il titolo 'Il Cacciatore', bensì 'Il Cacciatore di Aquiloni'." Le relazioni intime, le ricerche di redenzione, le lotte con l'identità e la complessa dinamica paterna che Amir affronta potrebbero non essere assimilabili a "aquiloni" neanche in senso metaforico. Mi ritrovo quindi ad esplorare ulteriori strade di pensiero, poiché il titolo stesso sembra invitarci a considerare una prospettiva più ampia e articolata.

Ma Sohrab, il giovane figlio di Hassan, potrebbe essere il vero cacciatore di aquiloni? Una possibilità affascinante, come suggerisce la voce nella mia mente. Sohrab, il nuovo cacciatore di aquiloni nella competizione finale, rappresenta una sorta di continuità. Porta con sé il peso del passato, fungendo da ponte tra le generazioni. Anche se il suo destino è ancora incerto, è destinato a svolgere un ruolo cruciale nella narrazione. È importante notare che, anche se Sohrab è un personaggio rilevante nella storia, il titolo sembra voler abbracciare più di un singolo individuo. Potrebbe esserci una chiave più ampia per decifrare il significato del titolo "Il Cacciatore di Aquiloni". 

Un altro personaggio, che ha solo il parere contro, Assef, d'altra parte, può anche essere visto nel film come un vero cacciatore di aquiloni a causa della sua natura crudele e sadica. Assef prova piacere nel causare danni agli altri e non ha paura di usare la violenza per ottenere ciò che vuole. È noto per provare piacere nel ferire fisicamente gli altri, specialmente quando si tratta dei tornei di aquiloni in cui gode del potere che deriva dall'essere colui che può abbattere gli aquiloni. Tuttavia, nonostante entrambi i personaggi siano cacciatori di aquiloni, le loro motivazioni e azioni sono molto diverse. Amir caccia gli aquiloni per conquistare l'approvazione e l'affetto di suo padre, mentre Assef caccia gli aquiloni per potere e piacere. Questa fondamentale differenza di motivazione distingue i due personaggi e li rende diversi tipi di cacciatori. In ogni caso, man mano che rifletto su questi punti di vista contrastanti, emerge un concetto più profondo, simile all'aquilone che si staglia nel cielo libero. E se l'equazione fosse Hassan + Amir + Sohrab + Assef = ? Ogni protagonista ha portato con sé la sua caccia, la sua ricerca di significato e redenzione. Ma c'è un cacciatore ancora più grande che sovrasta tutti loro, come un'ombra che oscura il cielo. Il regime politico, con il suo potere oppressivo, è il vero cacciatore di aquiloni. Come un aquilone che si alza nel cielo rappresenta libertà e speranza, il regime li caccia, spezzando le corde dei sogni, costringendo i cittadini a terra.

La soluzione è: Hassan + Amir + Sohrab + Assef = Realtà sotto il regime. Questa equazione cattura l'essenza delle esperienze dei personaggi principali e delle dinamiche sociali del romanzo "Il Cacciatore di Aquiloni". La somma di Hassan, Amir, Sohrab e Assef riflette le varie sfumature di emozioni, relazioni e conflitti che si intrecciano nella narrazione. Questa addizione dà “La realtà sotto il regime", un concetto che abbraccia tutte le vicissitudini, le sofferenze e le sfide che i personaggi affrontano nel contesto politico e sociale dell'Afghanistan. L'impatto del regime è evidente nei percorsi individuali dei personaggi e nelle loro interazioni. La realtà del paese, delineata attraverso le storie di Hassan, Amir, Sohrab e Assef, si manifesta come risultato di questa equazione, rivelando la complessità della vita sotto un regime oppressivo. La metafora trova così la sua risoluzione: la caccia agli aquiloni rappresenta la caccia alla libertà.



venerdì 12 aprile 2024

 Modeste riflessioni guardando 

'C'è ancora domani'

Con profonda gratitudine per l'ispirazione che questo film ha suscitato in me, ho scritto queste modesti riflessioni con la speranza che possano raggiungere la vostra attenzione e condividere un piccolo assaggio del profondo impatto che ha avuto su di me.

                                


Appena ho visto il titolo del film "C'è ancora domani", una scintilla di ricordi ha richiamato alla mente la familiare frase: "Domani è un altro giorno". In quel momento, tuttavia, ho lasciato che il pensiero svanisse, senza dare troppa importanza a quell'attimo di connessione.

Dopo aver guardato con massima attenzione e gran desiderio il film, le mie emozioni sono diventate intense. Le scene in bianco e nero mi hanno evocato l’eco del passato e non solo. C'era altro, qualcosa di più profondo. Ogni contrasto tra le sfumature del grigio evocava un senso di distanza, di freddezza, una sensazione di rifiuto. Proprio questo è ciò che il film in bianco e nero ha inteso suscitare, per respingere le situazioni negative e creare un impatto emotivo più forte.

Eppure, nonostante questa fredda barriera, mi sono lasciata trascinare nel vortice delle vicende. Ho seguito con occhi incollati lo svolgersi delle riflessioni della protagonista, cercando di entrare nella sua mente, di comprendere il suo mondo. E anche quando la figlia, con occhi duri e giudicanti, scrutava la madre, ho trovato in me la forza di abbracciare la sua giovane prospettiva.

Le scene di violenza domestica sono sempre difficili da guardare. Gli alternarsi tra gli scatti di danza e quelli della violenza sono estremamente significativi nel film. Quella scena del film ha colto l'essenza della sua lotta interiore e della sua ricerca di libertà. Quell’istante di vita si trasforma in un’epoca eterna. Solo una mente italiana avrebbe potuto dipingere questa tela di contrasti con fluidità, lasciando intravedere le tracce del male ma nutrendo la fiamma della speranza nel bene. E sapere che questa visione proviene da una regista donna ha reso quel pensiero ancora più potente, più profondo nel suo significato.

Le scelte della protagonista, i suoi gesti, le sue parole, ogni dettaglio ha tessuto la trama della mia riflessione. Eppure, nonostante i miei sforzi, non sono riuscita a prevedere il suo ultimo passo. Questa sorpresa mi ha fatto toccare la magia della regia, che con maestria ha tenuto viva la tensione fino all'ultimo istante, lasciando spazio alla mia immaginazione, alla mia interpretazione. E anche se non ho trovato una risposta definitiva, sono grata di non essermi accontentata delle soluzioni banali. La soluzione stava lì però, nel dominio della funzione narrazione.

In conclusione, questo film è stato per me molto più di una semplice visione. È stato un viaggio nel mio essere spettatrice. Mi ha insegnato che seguendo le indicazioni fornite, devo avere il coraggio di forgiare il mio giudizio, di esplorare le sfumature della mia mente, cercare la soluzione nel dominio. Il film ha sottolineato l'importanza di essere critici, di non fermarsi alla superficie delle cose. E ho trovato profondamente toccante il rispetto mostrato nei confronti dello spettatore da parte della regista, un gesto che mi ha accompagnato lungo un sentiero di profonde riflessioni. 

                                                                                                                                    Besa Nuhi


giovedì 18 gennaio 2024

"La Matematica come Linguaggio Universale: Un Manifesto per i Diritti Umani"


Il progetto "La matematica dà a tutti pari dignità" della classe 1B Meccanica dell'Istituto Tecnico Tecnologico "Sen. O. Jannuzzi" di Andria, coordinato dall'insegnante Besa Nuhi, ha conquistato un prestigioso riconoscimento come finalista nell'edizione 2023 del concorso nazionale di comunicazione creativa della matematica, Espressioni Matematiche. È stato l’unico progetto delle superiori a livello nazionale, selezionato per la categoria sceneggiature. La giuria, composta da Bruno D'Amore (Presidente), Silvia Benvenuti, Giorgio Bolondi, Federica Ferretti e Luca Perri, ha assegnato una menzione speciale per il coinvolgimento di tutti i ragazzi con le loro convinzioni e motivazioni.
L'obiettivo del concorso era stimolare la ricerca e lo sviluppo di modalità creative di comunicare la matematica, dimostrando come sia possibile "raccontarla" in maniera non convenzionale. Il progetto della classe 1B Meccanica ha presentato una sceneggiatura intitolata "La matematica dà a tutti pari dignità".
Il punto focale del progetto risiede nell'equilibrio tra efficacia comunicativa e consapevolezza del pubblico.
La sceneggiatura si basa su una potente metafora matematica che la trasforma in un manifesto per i diritti umani. Questa prospettiva innovativa va oltre la tradizionale presentazione scolastica della materia, abbracciando forme di narrazione alternative e stimolando la ricerca di intrecci e contaminazioni della matematica in contesti non convenzionali.
Particolarmente significativo è il riconoscimento della giuria per il coinvolgimento di tutti i ragazzi. La classe 1B Meccanica ha saputo trasmettere in modo convincente le proprie convinzioni e motivazioni attraverso un mezzo di espressione altamente creativo: la sceneggiatura.
Il concorso, aperto a una vasta gamma di mezzi di espressione, ha visto la partecipazione di progetti diversificati come testi narrativi, performance, cortometraggi, sceneggiature teatrali o cinematografiche, book fotografici, ideazione di giochi, fumetti e podcast. La presentazione con una sceneggiatura dimostra la volontà di esplorare la matematica attraverso una forma narrativa che potesse catturare e coinvolgere il pubblico.
In conclusione, "La matematica dà a tutti pari dignità" non solo si distingue per la sua creatività e originalità, ma si pone come un esempio virtuoso di come la matematica possa diventare un linguaggio universale per esprimere idee, valori e diritti fondamentali. Un vero e proprio manifesto che celebra l'importanza della matematica nell'affermazione della dignità di ogni individuo.